La Consapevolezza dei propri Bisogni nelle Relazioni Affettive

Sviluppare una consapevolezza profonda di sé a volte può portare a situazioni scomode. La scelta tra mantenere la coerenza con ciò che sentiamo essere il nostro bene può essere in contrapposizione con le richieste che ci vengono dall’esterno, in modo particolare nelle nostre relazioni affettive. Come fare?

Maturare una piena consapevolezza di noi stessi ci mette di fronte ai nostri bisogni profondi, al nostro abituale modo di colmarli e all’efficacia o meno delle abitudini che nel tempo abbiamo consolidato. Una volta che siamo consapevoli di quella che è la nostra esperienza momento per momento, possiamo scegliere di comunicarla creando uno spazio in cui i nostri bisogni si affiancano ai bisogni dell’altro. In questa apertura, lo spazio della comunicazione e dell’ascolto, hanno luogo il confronto, lo scambio e la mediazione. Quanto possiamo cedere di noi stessi per andare incontro all’altro? Un incontro armonico tra i nostri bisogni e i bisogni dell’altro è davvero possibile?

Non credo che esista una risposta univoca a questa domanda, ogni relazione ha una propria danza interna, uno scambio reciproco che avviene nello spazio interno ed esterno della comunicazione. Da qui però, possiamo partire verso la costruzione di relazioni più consapevoli, basate sul qui e ora dello scambio comunicativo e sulla possibilità di modulare la vicinanza o la distanza interpersonale sulla base della coerenza con noi stessi e del rispetto verso noi stessi e gli altri. Una volta che abbiamo preso consapevolezza dei nostri bisogni profondi, abbiamo la responsabilità di rispettarli, pena un costante senso di infelicità creata con le nostre mani dal mancato ascolto e rispetto dei nostri bisogni profondi uniti alla mancata comunicazione di questi alle persone per noi importanti.

Costruire relazioni armoniche e nutrienti è possibile, il primo passo è prendere consapevolezza dei propri bisogni nel qui e ora.

La Consapevolezza del Corpo in Acqua

Mi trovo tra le acque di un mare luminoso, immersa nelle sensazioni del corpo, e un’intuizione mi rimanda l’importanza fondamentale di questa esperienza. Il contatto con l’acqua può riportare alla mente una sensazione antica di piacevolezza diffusa a livello epidermico in tutto il corpo, una sensazione di pieno contatto, che riconosce e stimola il nostro confine fisico in ogni centimetro di pelle.

Durante i corsi di mindfulness ci esercitiamo molto nel riappropriarci delle sensazioni del corpo, sia nell’immobilità che nel movimento, e credo che il contatto con l’acqua possa facilitare la presa di consapevolezza del posto che occupiamo nello spazio intorno a noi attraverso il recupero della ricettività sensoriale.

La pelle è il più grande organo sensoriale del corpo e svolge una funzione importantissima sia organica che psichica, che è quella di permetterci di fare esperienza del confine tra il nostro mondo interno fatto di pensieri, emozioni, sensazioni, e il mondo esterno fuori di noi, con cui siamo costantemente in relazione durante l’intero arco della vita. Questo confine, delineato nei suoi contorni, ci rimanda alle potenzialità e ai limiti che abbiamo come esseri umani, più o meno legati alle specificità individuali.

Anzieu, psicoanalista francese, parlava di “Io pelle” per descrivere il senso del Sé che emerge dalla consapevolezza dei confini sensoriali maturata nell’arco dello sviluppo grazie al contatto pelle – pelle del bambino con l’ambiente che lo circonda, in particolare con le figure che gli hanno garantito accudimento durante l’infanzia.

Riappropriarci della piena consapevolezza di noi stessi passa anche da qui. Ricordarci di aprire l’attenzione alle sensazioni corporee ci permette di recuperare o costruire una rappresentazione coerente di noi stessi, dei nostri limiti e delle potenzialità ci appartengono, permettendoci di vivere più pienamente nel qui e ora.