Il Viaggio

 

Il viaggio… un movimento di contatto, conoscenza e apprendimento costante.

Il viaggio può essere interiore, composto da panorami di emozioni, sensazioni, pensieri. (La psicoterapia o la meditazione ne sono un chiaro esempio.) Può essere esteriore, passando attraverso il contatto con gli altri: corpi, menti, culture.

Il viaggio è metafora di esplorazione, coraggio e crescita nonostante le avversità. Viaggiare permette di conoscersi, confrontare, accogliere i propri limiti e quelli altrui, aprire la mente e il cuore, mettere in discussione, comprendere e farsi sorprendere.

Viaggiare permette di comprendere che la vita che conosciamo non è l’unica vita, il nostro modo di sentire e pensare non è l’unico al mondo e le nostre abitudini non sono necessariamente quelle “giuste” per noi. Permette, quindi, di espandere le nostre possibilità di scelta. Non possiamo scegliere ciò che non possiamo prima immaginare.

Non c’è viaggio “giusto” e viaggio “sbagliato”, c’è solo il nostro viaggio, che stiamo già percorrendo. In che modo desideriamo continuarlo? Bello o brutto che sia, ci permetterà comunque di imparare qualcosa in più su di noi e sul mondo, quindi di crescere.

Imparare a nutrire la nostra spinta naturale verso la crescita è la chiave per una vita felice. Non ci rimane che immaginare orizzonti dove prima vedevamo confini e… issare l’àncora!

 

 

(fotografia di Sara Tancredi – Spiaggia di Paje, Zanzibar – Tanzania)

Mount Analogue (la metafora della montagna)

testo tratto da “Dovunque tu vada ci sei già” di Jon Kabat-Zinn

 

“Potrà farcela. Ma alla fine è la montagna a decidere chi la scalerà.”

(Capo spedizione all’Everest, in risposta alla domanda se un vecchio scalatore avesse probabilità di raggiungere la vetta)

Vi sono montagne esterne e  montagne interiori e la loro stessa presenza ci attira, ci sfida a scalare. forse l’autentico insegnamento di una montagna è che la si porta tutta dentro di sé, sia quella esterna, sia quella interiore. A volte la si cerca ripetutamente senza trovarla, finchè arriva il momento in cui si è sufficientemente motivati e preparati a trovare la via che dalla base porta alla cima. La scalata è una possente metafora della ricerca nella vita, del percorso spirituale, del cammino di crescita, trasformazione e comprensione. Le ardue difficoltà che si incontrano durante l’impresa rappresentano proprio le sfide necessarie per stimolarci a superare i nostri limiti. In definitiva la vita stessa è la montagna, la maestra che ci offre occasioni perfette per svolgere il lavoro interiore finalizzato alla crescita di forza e saggezza. E se scegliamo di metterci in cammino dovremo imparare e crescere molto. I rischi saranno considerevoli, i sacrifici imponenti, l’esito sempre incerto. In effetti l’avventura è la scalata, non stare in vetta.

Innanzitutto ci si deve familiarizzare col terreno alla base; solo in seguito si affronteranno le pendenze e infine, forse, la cima. Ma non è possibile rimanervi; l’impresa non sarà completa senza la discesa, per prendere distanza e vedere ancora la montagna da lontano. Essere stati in vetta, però, ha fornito una nuova prospettiva e può cambiare il proprio modo di vedere per sempre.

In un meraviglioso romanzo incompiuto dal titolo Mount Analogue, Renè Daumal ha redatto una mappa di questa avventura interiore. La parte che ricordo con maggior vivezza riguarda la regola invalsa di rifornire il bivacco che si lascia per coloro che verranno in seguito e scendere la montagna in modo da poter trasmettere agli altri scalatori le conoscenze acquisite perché possano approfittare di quanto si è appreso durante l’ascensione.

In un certo senso è quello che facciamo tutti quando insegniamo. Mostriamo nel miglior modo possibile ciò che abbiamo appreso fino a quel momento. E’ come un rapporto sulle cose fatte, un compendio delle nostre esperienze, certamente non la verità assoluta. E così l’avventura continua. Siamo tutti assieme su Mount Analogue. Ed è necessario l’aiuto reciproco.