Approfondire le Pratiche di Consapevolezza: Una Scelta di Valore

La vita è un processo in continuo fluire e noi siamo parte di questo eterno divenire. Secondo la metafisica buddhista, in particolare nella tradizione Theravada a cui appartiene la meditazione Vipassana, o di chiara visione, non esiste una sola realtà ma quella in cui quotidianamente viviamo è solo una parte di quella che noi chiamiamo esistenza: la realtà chiamata convenzionale è quella che quotidianamente in modo grossolano viviamo, in cui proviamo piacere e dolore, in cui ci emozioniamo, ci spaventiamo, ci sorprendiamo, quella in cui amiamo, è la realtà dei concetti che ci servono per comunicare e iniziare il percorso verso la comprensione profonda. Poi ci sono le cosiddette realtà ultime che sottendono la realtà convenzionale. Attraverso le pratiche di consapevolezza, il porre l’attenzione in modo intenzionale e non giudicante, momento per momento, sull’attività della nostra mente (considerate non disgiunta dal corpo), ci consente di penetrare al di sotto della percezione data dalla memoria di esperienze passate, al di sotto degli schemi reattivi, al di sotto degli istinti, delle emozioni e al di là del pensiero, al di la dei concetti.

Possiamo superare la sofferenza quotidiana, accogliere lo scorrere della coscienza e osservarlo, possiamo abbandonare il nostro limitato senso del sé ed espanderlo fino a contenere l’intera umanità. Attraverso la conoscenza di insight che si sviluppa con l’approfondimento nella pratica meditativa possiamo fare spazio ad una conoscenza chiamata di visione profonda, ovvero che non nasce attraverso I concetti e le lenti deformanti della percezione discorsiva, ma che semplicemente avviene quando lo spazio della mente è pronto ad accoglierla. La conoscenza di insight è come un lampo che attraversa la coscienza, in cui tu sei sia all’interno che all’esterno, e porta un’informazione chiara, immediate, non elaborata, che poi verrà immediatamente aperta e resa discorsiva dal pensiero concettuale e narrativo. Questo tipo di conoscenza va poi integrata nella realtà convenzionale e permette di scegliere in modo consapevole, chiaro, le azioni da intraprendere giorno dopo giorno. Iniziare un percorso per superare la sofferenza attraverso le pratiche di consapevolezza può essere una necessità, ma approfondire la coltivazione della consapevolezza è una scelta, che comporta impegno, sforzo e un orientamento verso il vivere una vita di valore, per se stessi e per il mondo.

Mindfulness

La parola Mindfulness è la traduzione in inglese della parola Sati, che in lingua Pali che significa Attenzione Consapevole. Nel suo significato originario significa ricordare, riportare alla mente, la nostra esperienza (corporea e mentale) nel momento presente. E’ un modo per entrare in contatto con ciò che succede dentro e fuori di noi, per prenderci cura del corpo e della mente, sviluppando la capacità di stare nel qui e ora, in modo attento e stabile, senza farci trasportare continuamente dai ricordi del passato o dalle aspettative e dai programmi verso il futuro.

Jon Kabat-Zinn definisce la mindfulness come quel particolare stato mentale che ci permette di prestare attenzione al momento presente, in modo intenzionale e non giudicante, momento per momento.

La Mindfulness può essere definita come uno stato mentale non concettuale, non-discorsivo, non-linguistico, in cui la consapevolezza emerge attraverso il porre attenzione in modo non giudicante al momento presente. E’ uno stato mentale che può essere coltivato e stabilizzato attraverso particolari esercizi. Tutti noi abbiamo in potenzialità lo sviluppo di questo stato mentale e alcune volte si fortifica naturalmente, ma nella la maggior parte dei casi abbiamo la necessità di ritagliarci un tempo e uno spazio per poterlo allenare, oltre che di un istruttore che ci guida negli esercizi. I frutti di questo importante lavoro si vedono nella quotidianità!

Teasdale definisce la mindfulness come una modalità dell’ essere, non orientata a scopi, il cui focus è il permettere al presente di essere così com’è e di permettere a noi di essere, semplicemente, in questo presente. Da queste parole si denota che l’accettazione è una qualità che si sviluppa con la pratica e che è uno dei frutti fondamentali dell’impegno in questa disciplina.

Bishop definisce la mindfulness come autoregolazione dell’attenzione e orientamento verso l’esperienza con curiosità e atteggiamento mentale del fanciullo. Da questa definizione possiamo estrapolare un altro importante frutto di questa pratica, che è il poter ritrovare un rapporto più spontaneo e immediato con la vita che viviamo nel presente.

 

LE RADICI BUDDHISTE DELLA MINDFULNESS

La prima indicazione che la coltivazione di uno stato mentale di consapevolezza ci aiuta a contenere e sciogliere la sofferenza viene dalle scritture buddhiste. Il buddhismo è piuttosto diverso dalle altre tradizioni spirituali, in quanto appare molto più affine ad una sfera psicologica che religiosa.
Secondo la psicologia buddista le tre cause fondamentali  della sofferenza umana sono:
a) attaccamento. (da cui nascono le dipendenze)
b) avversione. (da cui nascono rabbia, criticismo, giudizio)
c) visione erronea o illusione: distorsione o ignoranza della realtà, distacco affettivo ed emotivo, negazione, intellettualizzazione, dissociazione.
La cessazione della sofferenza deriva dal conseguimento della Saggezza attraverso pratiche meditative ed etiche, attraverso le quali l’uomo si risveglia dall’ignoranza da cui discendono attaccamento, avversione e illusione, con il conseguente abbandono di queste modalità automatiche della mente di stare in relazione con gli oggetti sensoriali.
I punti fondamentali del sentiero buddhista verso la liberazione sono 3:
Sila, pratica di virtù o purezza morale che purifica la mente attraverso l’azione, la parola e il pensiero consapevoli
Samadhi, concentrazione meditativa, che calma e unifica la mente, stabilizzandola su un oggetto e potenziando la sua forza penetrativa
Pañña, saggezza che emerge dalla coltivazione di Sati, la consapevolezza che emerge prestando attenzione in modo intenzionale e non giudicante alle cose così come sono nel momento presente

L’esperienza mentale a cui facciamo oggi  riferimento quando parliamo di mindfulness, e in particolare nei protocolli mindfulness based, si riferisce alla consapevolezza delle cose così come sono, propria della meditazione Vipassana, di insight o di chiara visione, che si fonda su pratiche che  provengono dalla tradizione buddhista Theravada, diffusa in Asia meridionale, Birmania, Cambogia, Laos e Thailandia da 2500 anni.
Meditazione, dunque, come pratica di autoconoscenza. I suoi presupposti prevedono un’investigazione continua della realtà interiore ed esteriore per arrivare a eliminare la sofferenza.