Mi trovo tra le acque di un mare luminoso, immersa nelle sensazioni del corpo, e un’intuizione mi rimanda l’importanza fondamentale di questa esperienza. Il contatto con l’acqua può riportare alla mente una sensazione antica di piacevolezza diffusa a livello epidermico in tutto il corpo, una sensazione di pieno contatto, che riconosce e stimola il nostro confine fisico in ogni centimetro di pelle.
Durante i corsi di mindfulness ci esercitiamo molto nel riappropriarci delle sensazioni del corpo, sia nell’immobilità che nel movimento, e credo che il contatto con l’acqua possa facilitare la presa di consapevolezza del posto che occupiamo nello spazio intorno a noi attraverso il recupero della ricettività sensoriale.
La pelle è il più grande organo sensoriale del corpo e svolge una funzione importantissima sia organica che psichica, che è quella di permetterci di fare esperienza del confine tra il nostro mondo interno fatto di pensieri, emozioni, sensazioni, e il mondo esterno fuori di noi, con cui siamo costantemente in relazione durante l’intero arco della vita. Questo confine, delineato nei suoi contorni, ci rimanda alle potenzialità e ai limiti che abbiamo come esseri umani, più o meno legati alle specificità individuali.
Anzieu, psicoanalista francese, parlava di “Io pelle” per descrivere il senso del Sé che emerge dalla consapevolezza dei confini sensoriali maturata nell’arco dello sviluppo grazie al contatto pelle – pelle del bambino con l’ambiente che lo circonda, in particolare con le figure che gli hanno garantito accudimento durante l’infanzia.
Riappropriarci della piena consapevolezza di noi stessi passa anche da qui. Ricordarci di aprire l’attenzione alle sensazioni corporee ci permette di recuperare o costruire una rappresentazione coerente di noi stessi, dei nostri limiti e delle potenzialità ci appartengono, permettendoci di vivere più pienamente nel qui e ora.